La Scuola del Perugino: le opere

Pittori legati al Peruginonel Comune di Lisciano Niccone

MADONNA CON IL BAMBINO TRA SAN NICOLA DI BARI, BEATO BUCARELLO, BEATA FRANCESCA ROMANA E SAN ROMUALDO

Eusebio di San Giorgio allievo del Perugino (Perugia 1470n2 – 1550 circa). Chiesa di San Niccolò – Val di Rose di Lisciano Niccone (PG). 1515 circa.

Tempera su tavola; 161 x 155 Iscrizioni: sul postergale del trono “AVE MARIA GRA.TIA. P[LENA]; B. BUCARELLO; B. FRANCESCHA ROMANA”

La chiesa di San Niccolò di Val di Rose e le strutture ad essa collegate sono da identificare con il monastero camaldolese di San Niccolò del Vugiliano, ricordato dalle fonti nei dintorni di Preggio. Nel monastero, secondo la Vita di San Romualdo scritta da san Pier Damiani (1007-1072), avrebbe vissuto lo stesso santo fondatore dell’Ordine camaldolese ed è perciò plausibile che la sua fondazione risalga all’XI secolo. Nel XIII secolo dipendeva dall’abbazia camaldolese-avellanita di San Bartolomeo di Camporeggiano, nella diocesi di Gubbio. È probabilmente in questo momento che nel monastero dimorò un monaco di nome Bucarello, nativo della zona di Lisciano Niccone e forse proprio della frazione detta “le Crocicchie”, a pochi passi dalla chiesa di San Niccolò di Val di Rose. Morto in odore di santità, fu sepolto sotto l’altare della chiesa, come

conferma la presenza, ancora oggi, di una lastra di pietra di età romanica ornata di rilievi e provvista di aperture che dovevano permettere l’accesso al corpo in occasione dei riti dedicati al beato.

Altre fonti ricordano che nel 1593 il vescovo di Perugia Napoleone Comitoli fece ricercare sotto l’altare le spoglie del beato Bucarello e, rinvenutele, le fece riporre più degnamente nello stesso luogo.

Nel XV secolo San Niccolò del Virgiliano passò ai monaci olivetani e in seguito fu posto alle dipendenze del monastero di San Pietro di Gubbio.

San Romualdo (m. 1027) è il fondatore della congregazione benedettina camaldolese. Veste il consueto abito bianco e impugna il pastorale, attributo degli abati, oltre che dei vescovi. La sua presenza si spiega senza difficoltà trattandosi di un insediamento camaldolese, nel quale, secondo la tradizione, egli stesso avrebbe per un periodo vissuto. Particolarmente interessante è la testimonianza del culto locale per il beato Bucarello, come si è visto originario della zona e vissuto nel monastero di San Niccolò di Virgiliano. Veste, come san Romualdo, l’abito bianco dell’Ordine camaldolese. Il fatto che si trovi effigiato nella tavola di Eusebio da San Giorgio nel 1515 e che il vescovo Comitoli nel 1593 promosse la ricerca del corpo sembra testimoniare una forte ripresa del culto almeno tra XVI e XVII secolo. La scelta iconografica che pone sullo stesso piano, oltre che due santi (Nicola e Francesca Romana, legata ad un’altra famiglia benedettina, gli Olivetani) venerati ovunque, un santo fondatore di Ordine e l’umile correligionario Bucarello si inquadra nel devozionalismo caratteristico della Riforma cattolica in cui pietisticamente convivono l’universale e il locale. La tavola concordemente attribuita ad Eusebio dà San Giorgio, attivo nell’ultimo decennio del Quattrocento e nella prima metà del secolo successivo. Si formò essenzialmente sul linguaggio del Perugino, ma fu presto influenzato dal Pinturicchio e dal giovane Raffaello. Elementi raffaelleschi si colgono anche in questa tavola, databile al secondo decennio del Cinquecento, per esempio nell’impostazione generale e nel gruppo della Vergine col Bambino. Alla realizzazione, data la qualità non eccelsa, potrebbero aver partecipato degli aiuti.

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