La Scuola del Perugino: le opere
Pittori legati al Perugino nel Museo San Francesco di Montone
MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO
Pittore perugino della fine del XV secolo. Chiesa di san Francesco, affresco in controfacciata
È conservata soltanto la parte inferiore dell’affresco. Due piedritti a festone vegetale, posti su finte specchiatu-re marmoree, inquadrano la scena: al centro è il santo legato alla colonna, più indietro un parapetto marmoreo chiude la scena, suggerendo la profondità di un ambiente architettonico. In base ad un confronto stilistico con il San Sebastiano, conservato al Louvre, datato intorno agli novanta del Quattrocento, Tom Henry, ha individuato il possibile passaggio di Pietro Perugino a Montone; tuttavia, la frammentarietà dell’immagine non consente una sicura valutazione stilistica, anche se si tratta di un modello affine a quelli perugini del tempo.
SAN GIOVANNI BATTISTA E SAN GIOVANNI PAPA
Berto di Giovanni, inizi XVI secolo. Chiesa di san Francesco, affresco in controfacciata e parete destra
Nel 1514 Berto di Giovanni, allievo del Perugino, fu incaricato dal Consiglio dei Sei di decorare con le effigi dei quattro patroni della città di Montone la Cappella di San Sebastiano. Dell’insieme rimangono soltanto la testa di San Giovanni Battista e la figura di San Gregorio Magno, rappresentato entro una nicchia affrescata a destra della cavità che doveva contenere il tabernacolo di San Sebastiano. L’autore, infatti, era già presente a Montone, ed in particolar modo nella chiesa di San Francesco, perché nel 1507 fu incaricato di dipingere una Madonna con il Bambino tra i Santi Gregorio, Giovanni Battista, Francesco e Giovanni Evangelista, trasferita poi, alla fine del 1700, tra Londra e la Pinacoteca di Brera di Milano. Stilisticamente è alquanto evidente la provenienza dell’artista dalla bottega di Perugino: pur seguendo le orme di Raffaello, il pittore mostrò negli anni un costante riferimento al maestro umbro, grazie anche al riutilizzo di spunti e cartoni da questi forniti.
SANT’ANTONIO DA PADOVA IN UNA MANDORLA DI CHERUBINI FRA QUATTRO ANGELI, SAN GIOVANNI BATTISTA, L’ARCANGELO RAFFAELE E TOBIOLO
Bartolomeo Caporali, 1491. Chiesa di san Francesco, affresco altare navata a sinistra
L’altare di sinistra della chiesa testimonia il profondo rapporto che lega la Chiesa di San Francesco alla famiglia Fortebracci. Fu eretto nel 1476 da Carlo Fortebracci, prova ne è il timpano che sovrasta l’intero altare con la data, lo stemma di famiglia e le iniziali dello stesso committente. Lo stesso altare, attraverso le due colonne laterali, i capitelli da cui parte un arco a pieno centro e i due stemmi presenti, ci indica la parentela dei Fortebracci con un un’altra potente famiglia del tempo: i Malatesta. La storia ci narra che l‘affresco, posto all’interno dell’altare, nasce come ex voto a Sant’Antonio per la nascita dell’erede maschio, Bernardino. A causa della precoce morte di Carlo, però, sarà proprio il figlio Bernardino a far terminare l’opera. L’affresco, terminato nel 1491, come si evince dall’iscrizione sulla finta targa in basso, fu eseguito da Bartolomeo Caporali, artista proveniente dalla vicina Emilia Romagna, che lavorò a stretto contatto con gli ambienti perugini arrivando velocemente ad una maturità artistica che in questa opera risulta evidente; fu un artista che precedette Pietro Perugino, subì influenze del Bonfigli, del Pinturicchio e Fiorenzo di Lorenzo. Forte del legame instaurato con la famiglia Fortebracci, si ritroverà a più riprese a lavorare per la chiesa di San Francesco. L’opera, nella sua bellezza, rappresenta al centro Sant’Antonio da Padova in una mandorla di cherubini fra quattro angeli, San Giovanni Battista alla sua sinistra, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo a destra. Il piccolo Tobiolo stringe nella sua mano sinistra il pesce dal quale, secondo le Scritture, venne estratta la medicina per guarire il padre cieco. In maniera simbolica, l’opera allude alla presunta protezione dell’Arcangelo Raffaele come protettore degli adolescenti che lasciano per la prima volta la casa paterna.
MADONNA DELLA MISERICORDIA CON CRISTO GIUDICE E DUE ANGELI FRA I SANTI GIOVANNI BATTISTA, BIAGIO, FRANCESCO, SEBASTIANO, GREGORIO MAGNO, NICOLA, ANTONIO DI PADOVA E BERNARDINO.
Bartolomeo Caporali, 1482. Pinacoteca, tempera su tela
La tela, proveniente dall’altare della parete destra della Chiesa di San Francesco, raffigura la Vergine che con il suo enorme manto protegge la popolazione e la città di Montone dalle frecce scagliate da Cristo Giudice dall’alto. Le frecce simboleggiano le carestie e la peste. Attorno alla Vergine i santi protettori della città con i corrispettivi attributi iconografici che li contraddistinguono: Giovanni Battista, Gregorio Magno, Biagio, Nicola, San Sebastiano e i tre santi per eccellenza dell’Ordine francescano: Francesco, Antonio e Bernardino. A semicerchio il popolo suddiviso tra uomini e donne alla destra e alla sinistra della Vergine. C’è da credere che i volti ritratti siano con tutta probabilità quelli dei benefattori che finanziarono la realizzazione della tela (esplicito è, in questo senso, il gesto di san Sebastiano che indica l’allora guardiano del convento, fra Stefano Cambi). Ai piedi del popolo la rappresentazione della Montone del 1400, con le sue mura, la Chiesa di San Francesco e l’unico esempio dipinto della Rocca di Braccio, realizzata da Fioravante Fioravanti e distrutta da Sisto IV nel 1477-78. La tela, appartenente alla maturità dell’artista, caratterizzata da una robusta influenza delle novità peruginesche, rappresenta una delle migliori sue imprese.